Simón Vélez è ben noto da tempo per aver sviluppato una varietà di progetti con il bambù. Ciò che meno si conosce è la quantità di tentativi e percorsi che ha dovuto sperimentare per portare avanti la propria opera.
Vélez definisce il bambù “acciaio vegetale”. È un materiale economico, rinnovabile, incredibilmente resistente e facilmente disponibile, utilizzabile da persone con competenze architettoniche diversificate. Eppure, nonostante tutti questi vantaggi, per poterlo utilizzare ha dovuto ogni volta sostenere battaglie incredibili. Ha dovuto lavorare per grandi committenti per potersi finanziare e creare nuove conoscenze da utilizzare nei progetti per clienti meno facoltosi. Ha testato le innovazioni in prima persona, per esempio introducendo cemento nei nodi del bambù per migliorare la capacità strutturale nei punti più deboli del sistema. Ha fatto pressione per l’utilizzo del bambù nei progetti pubblici, motivandolo con la maggiore attinenza al luogo rispetto ad altri materiali meno appropriati o a tecniche di costruzione aliene al contesto. Ha persino provato ad aggiornare regolamenti costruttivi obsoleti mettendo in luce come le nuove tecnologie e competenze abbiano migliorato l’affidabilità di questo materiale, rendendolo un’alternativa competitiva per l’industria edile. Ogni sua opera, in questo senso, rappresenta una piccola battaglia vinta, un ulteriore passo verso l’intento generale di espandere i benefici che il bambù può apportare alla maggioranza delle persone e all’ambiente.