Il lavoro di Hollmén Reuter Sandman, tanto per il tipo di progetti in cui sono impegnati, quanto per i luoghi dove operano, incarna più che mai letteralmente il concetto di “architettura in prima linea”. Si possono facilmente individuare tutte le difficoltà che si trovano ad affrontare: conflitti sociali, crisi umanitarie, scarsità di risorse, sottosviluppo, povertà, discriminazione ed emarginazione. Problematiche complesse presenti in contesti difficili.
La prima caratteristica evidente nella loro pratica è il ricorso a maestranze e competenze locali per gestire problematiche complesse. Lo scopo non è solo quello di sfruttare le tecniche costruttive tradizionali per rendere più efficace l’intervento concreto, ma altresì coinvolgere la gente del posto in modo da rendere il miglioramento delle condizioni di vita più sostenibile e duraturo. Il punto più interessante, tuttavia, è il sincretismo che emerge dall’incontro tra progettazione scandinava (standard di qualità occidentale) e codici culturali e conoscenze locali. Solitamente, il sincretismo che scaturisce dal contrasto culturale tra popolazioni diverse è il risultato di rapporti violenti e forzati: un’imposizione religiosa, una dominazione militare, una supremazia razziale. In questo caso, invece, vuoi per la natura dello scambio in cui il rapporto si crea intorno a una proposta (un progetto architettonico), vuoi per la sensibilità dello studio Hollmén Reuter Sandman, il sincretismo ha una valenza molto più inclusiva.