Protagonista del quadro è Sant’Agata, una giovane siciliana di nobile e ricca famiglia vissuta nella prima metà del III secolo, la quale, fatto voto di perpetua verginità, , fu sottoposta al martirio durante la persecuzione di Decio. Fra i tanti episodi della sua vita illustrati in pittura, Lanfranco sceglie uno dei più sobri: quando, dopo il supplizio impostole da Quintiniano, l’amputazione delle mammelle, tornata in carcere, le appare di notte, accompagnato da un angelo che ne guida il cammino con una torcia, San Pietro, il quale con mano tremula applica sulla ferita insanguinata l’unguento miracoloso, risanandole così il seno che riprende le sue belle forme. Con questa rappresentazione Lanfranco propone non solo un soggetto insolito nel suo repertorio, ma anche una nuova scelta stilistica caratterizzata da un linguaggio narrativo essenziale e toccante, dove la ricercatezza classicista derivata dai Carracci si fonde con l’incisiva scelta luministica di derivazione caravaggesca. Ne sono conferma la straordinaria padronanza dello spazio interno e il propagarsi di una luce fioca che si spande in diagonale colpendo il petto della santa, che diventa persona viva colta nella piena accettazione del martirio. Ciò che più colpisce in quest’opera del pittore parmigiano è l’aver saputo cogliere ed interpretare con straordinaria naturalezza quella “pittura degli affetti”, quella particolare “umanizzazione” della narrazione sacra che Correggio lasciò in eredità agli artisti dell’età barocca.
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