Anche negli anni della guerra, Facciotto continua ad esplorare la natura, o meglio quello che all’uomo resta della natura, quando ad esempio dispone sopra una tavola spoglia alimenti e stoviglie. Il chiarismo del pittore qui si attenua, lasciando spazio da un lato ad un colore perso che ammanta il tavolo e le pareti; dall’altro a tinte più squillanti, come l’arancione della zucca che sembra essere a guardia degli altri oggetti e soprattutto della folla di pesche che stanno dentro la ciotola il cui interno è davvero bianco. La libertà della prospettiva indica la decisa influenza dei maestri più moderni. In questi casi, la riuscita del quadro sta tutta nell’equilibrio delle parti. E Facciotto miracolosamente ottiene per istinto quel che ad altri, magari maggiori di lui, è talvolta precluso: la musicalità della visione e la sua freschezza.