In questo foglio Leonardo sviluppa il tema dell’utilizzo della vite di Archimede all’interno di sistemi autoalimentanti in grado di ruotare di moto perpetuo. L’idea è quella di combinare due coclee concentriche con diverso diametro e opposto senso di avvolgimento, in modo che l’acqua che scende nelle spire della vite esterna generi un momento maggiore rispetto a quella che sale nelle spire della vite interna, formando così un circuito idraulico chiuso capace di ruotare in maniera continua. A questo dispositivo Leonardo associa, attraverso un albero a gomiti, due pompe a stantuffo, impiegando il sistema di coclee come motore. Questo foglio è l’ultimo della serie di otto bifogli che formavano un quaderno autonomo sul tema delle macchine idrauliche basate sulla vite di Archimede. Il quaderno è indicato come tappa importante degli studi di Leonardo verso la sua dimostrazione dell’impossibilità del moto perpetuo tanto da Marcolongo, che lo considera come un errore di gioventù, che da Marinoni, il quale vi vede un programma di lavoro sul moto perpetuo che svilupperà negli anni Novanta.