Suonatore di flauto su bufalo, tornando a casa a dorso del Bue - Dinastia Qing. La statuina del fanciullo che suona il flauto sul dorso del bue si riferisce a una ben nota metafora del buddhismo chan (giapponese zen) sull’addestramento della mente finalizzato all’illuminazione. L’insegnamento si articola in dieci tappe che illustrano il progresso del praticante verso il risveglio della propria natura di Buddha e si offrono come temi di meditazione.
Il cammino è simile a quello di un mandriano che è alla ricerca del bue (la propria mente illuminata) che inizialmente fatica a trovare. Seguendo pazientemente le tracce (percezione della natura illuminata) il giovane trova il bue che, tuttavia, non si lascia domare facilmente.
Una volta che con la pratica ha addestrato il bue (la mente), il mandriano può fare ritorno a casa a dorso dell’animale. Chi ha compiuto questa ricerca, trovata la propria condizione originaria è in uno stato di quiete e unità e non si preoccupa più del bue.
Superata la distinzione tra il bue e il mandriano, non resta che lo stato di pace della mente illuminata. Chi sperimenta questa condizione può, allora, rientrare nel mondo per aiutare gli altri.
Nel Museo nel 1939.
You are all set!
Your first Culture Weekly will arrive this week.