«Nella mia mente tutti i concetti, le sensazioni, le idee prendevano la forma di
punti, segmenti, linee, colori, volumi, pesi e rapporti a livello geometrico elementare,
dinamici nel loro svilupparsi» (ALVIANI, 1974, p. 5).
Nel tentativo di tradurre la propria realtà mentale in moduli geometrici che si modificassero
dinamicamente, Alviani sperimenta, dal 1961, gli effetti vibratili della
luce sulle superfici usando materiali e procedimenti tipicamente industriali: abrade
alcune lamine di alluminio utilizzando una fresa elettrica in modo da ottenere un mutevole
effetto ottico a seconda dell’angolazione visiva e dell’incidenza luminosa. L’artista, attivamente impegnato nelle ricerche dell’arte cinetica, considera i propri lavori pienamente leggibili solo quando
lo spettatore rinuncia alla contemplazione fissa per diventare protagonista della
ricezione dell’opera, muovendo incessantemente lo sguardo sulla cangiante Superficie
a testura vibratile. BIBL: G.ALVIANI, Superfici a testura vibratile, Genova, 1974
Testo di Cristina Antonia Calamaro