Scrittura, alfabeto, glifi, denti di pettine, forchette, strappi segmentati, serrature, catene, artigli: la sigla grafica del linguaggio segnico di Capogrossi si articola sulla tela in modulazioni sempre diverse. Il segno non è mai replica fine a se stessa, ma si sviluppa in una serie di variazioni che come ha notato Argan nel 1967, trova negli Esercizi di stile di Raymond Queneau, edito nel 1947, un parallelo letterario, in quanto con le stesse parole lo scrittore francese inscena situazioni narrative il cui contenuto cambia ad ogni racconto. Superficie 213 e il suo contrappunto Superficie 231 (1957, Collezione Simeoni Firenze) sono un esempio di questa modulazione, in quanto la variabile è costituita dall’effetto positivo-negativo del colore e nella partizione della tela come uno schedario.