Guercino eseguì il quadro a Bologna, dove si era stabilito dal 1642 dopo aver lasciato la nativa Cento. Da questo stesso anno, in cui muore Guido Reni, gli vengono offerti importantissimi lavori grazie anche all’aiuto del fratello Paolo Antonio, suo amministratore oltre che collaboratore, che lo introduce alla corte del Duca di Modena, Francesco I d’Este. Il dipinto, che appartiene al periodo tardo dell’artista, fu commissionato dal conte reggiano Paolo Parisetti, il quale possedeva una pregevole collezione di dipinti di artisti bolognesi del Seicento, con una particolare predilezione per temi di carattere moraleggiante o devozionale. Il soggetto, ripreso dagli Apocrifi dell’Antico Testamento, vuol essere un esempio di affermazione della salvezza contro l’ ingannevole malvagità di cui rimase vittima la casta Susanna, moglie di un facoltoso ebreo, che involontariamente divenne l’oggetto del desiderio di due vecchi dissoluti che, nascosti nel giardino dove ella stava facendo il bagno, ordirono un turpe ricatto pur di sedurla, accusandola di un adulterio mai commesso. Di intensa efficacia narrativa la scena esemplifica e riassume tutti i caratteri dello stile più maturo del pittore emiliano: lo schema compositivo di grande equilibrio formale, sostenuto dallo studio delle luci e dal sapiente uso di vellutate tinte pastello, si accompagna all’intensità del racconto, sottolineato dai gesti e dalle espressioni dei volti, come si nota nella bella figura di Susanna, avvolta in un candido lenzuolo con lo sguardo rivolto al cielo, e nelle splendide teste dei vecchioni.
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