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Taci, anzi parla, Oggetto 119

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 119
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    -779- gionamenti non servono a niente, in ultima analisi vale solo il rapporto affettivo e la certezza che esiste e resiste in qualsiasi circostanza. Mi viene un accidente nel rendermi conto che l'argomento affettivo è una difesa. Permette di nascondersi che si tratta di un rapporto di forza e che si sono subiti degli smacchi. Dà un'aura di superiorità in extremis. Capisco che Anna faccia uscire dai gangheri Alice, come io ho fatto usci- re dai gangheri Ritva. A conclusione mi ha riferito di avere letto in un articolo che i bambini dominanti hanno una preponderanza ormonica sugli altri. Esclamava "Non vedo l'ora che questo fatto sia appurato e non se ne parli più". Poi specificava che ci sono due tipi di bambini aggressi- vi: quelli che ribano i gicattoli e quelli che riescono a organizzare dei giochi attraverso i quali ottengono i loro scopi, questi ulitmi sono leader-simpatici: io apparterrei a questi ultimi. Le ho fatto notare che non sono tipo da portare via niente a nessuno, semmai domino attraverso l'offerta. Li è intervenuto Giulio con l'osservazione che i cosiddetti dominati a loro volta hanno il potere di paralizzare i dominanti avanzan- do una "carta coperta", ha usato proprio questa espressione. Che è giu- stissima: Lidia mi ha dominato cosi. Ritva mi ha offerto l'ancora di sal- vezza, quell' ancora che li per li non ho potuto accettare. Si è liberata di me scoprendo la carta, e mi ha permesso di liberarmi dalla paura del- la "carta coperta" attraverso lo choc di mostrarmi cosa nascondeva. Poi- che con tutte le amiche è stato cosi, mai più potevo distinguere me stes- sa come leader, dominante, aggressiva, ecc. Adesso non ho più dubbi che devo restare sola, è l'unica condizione che mi restituisca a me stessa. Si, quando c'erano le amiche pra bello, ma non ci dicevemo niente, e fingere che il problema fosse suneato era un sottinteso pietoso. Il di- sagio, l'irrequietezza, il senso di essere mantenuta all'oscuro sussiste- vano e avvelenavano sottilmente i piaceri più spensierati della conviven- za. Non è possibile aggirare l'ostacolo. 22 mag. Dico delle coscheale mie amate suore non condividono: che orrore, adesso ho passato davvero il limite e, basta, non mi avrebbero più per- messo di restare lì. Sono disperata, ma che farci? Non sarei più stata delle loro. E' notte fonda: il convento di vet trasparente è sparito nell'oscurità. Non so se le suore mi guardano, mi vedono: la mia stanza è illuminata. Mi turba che possano osservarmi restando nell'ombra e a mis insaputa. Ma sotto sotto ho come l'impressione, rassicurante, che si di- sinteressino di me, che abbiano chiuso con me. La perfidia è un'altra cosa: io posso essere prepotente, invadente, fur- ba, bugiarda, ma non implicita al punto da essere perfida, Anche quando ero in balia di Ritva mi sarei vergognata di manovre subdole. L'orgoglio guida i miei passi. Così so scendere di mia volontà, diventare umile, ma non perfida. Mi passa tutto per la testa: non una cosa o l'altra, ma tutto. Se non prendo partito nelle mie contraddizioni non ho spazio per vivere. Vorrei che tutti ni abbandonassero, però non per abbandonarmi, ma perchè
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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