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gli inizi". Io già lo sapevo, forse me l'avevano gridato negli orecchi
mentre riprendevo conoscenza, ma in che lingua che l'inglese lo conosce-
vo cosi poco? Però è vero che ormai conoscevo l'inglese da ospedale. Se
ne è andata: erano le nove, mi avevano portato via a mezzogiorno, l'ope-
razione era durata, possibile? cinque ore. La notte ho dormito, fatto pi-
pi, tossito e sputato catarro; la mattina mi sono vista allo specchio con
una gran macchia blù sul petto. E' arrivato Pietro xo da Minneapolis con
una camicetta bianca da cow-boy per me. Dormivo profondamente come una
neonata, mi facevano iniezioni nel braccio e io sorridevo con riconoscen-
za "Com'è bello stare sotto una pergola insieme a tutti coloro che si ema-
no". Nessuno può sapere come è bello essere vivi, dopo, vivi come quando
sono sbarcata a Lisbona due settimane dopo, in una giornata piena di profy
mi d'estate, e avrei baciato la terra d'Europa, di casa,
Perchè non ho detto a nessuno questa storia del cancro? Sempre per la stes
sa ragione, non volevo fare pena a nessuno. Specialmente non ne avrei par-
lato a Carla, sia perchè lo avrebbe dimenticato subito, sia perchè lo a-
vrebbe tenuto sempre presente. Quanto agli altri, non volevo che si abi-
tuassero inconsciamente alla mia mortex: avrebbe dovuto sorprenderli co-
me quella di diunque altro. Era un segreto che tenevo per circostanze epe-
ciali.
Prima avevo sempre paura di dire troppo, adesso ce l'ho di dire poco, di
sfiorare senza toccare il centro. Sento che Ritva nei suoi scritti fa cen-
tro, è tutto cosi spontaneo. Parlando di oroscopi con Tosca, ho capito co-
sa mi piace tanto nelle Bilance -Ritva, Carla, Pietro e Lidia, naturalmen-
te- è la capacità costruttiva, il non cadere nell'eccesso contrario, la
mancanza di disfattismo, il salvare il salvabile, mentre io sono una ri-
nunciataria nata -dopo aver ottenuto o in procinto di ottenere. In questo
somiglio a mia madre che, dopo aver cresciuto i figli, li ha perduti. qua-
si spingendoli via, non collaborando a trovare una soluzione meno svantag-
giosa per lei. Come me non sa perorare la sua causa, le manca di sentir-
sene il diritto. Ic poi ho "imparato", ma l'origine è quella. Quando le
cose venná diversamente da come lei pensa, si punisce dell'illusione avu-
ta come di una colpa, ha paura di aver nuociuto a altri o di averlo desi-
derato. In questo, madre e sorella maggiore si somigliano. Quando ho letto
che Ritva mi rimproverava di fare una cosa in proprio invece di aiutare
lei, mi sono sentita ridicola. Mia madre ha rinunciato a frenare l'ingor-
digia dei figli nei suoi confronti, d'altra parte è una delusione cosi
grande vedere che la loro richiesta è sempre e solo di dare, che alla fine
si è trincerata in un ruolo di rinunce.
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