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Taci, anzi parla, Oggetto 195

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 195
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    -197- gli inizi". Io già lo sapevo, forse me l'avevano gridato negli orecchi mentre riprendevo conoscenza, ma in che lingua che l'inglese lo conosce- vo cosi poco? Però è vero che ormai conoscevo l'inglese da ospedale. Se ne è andata: erano le nove, mi avevano portato via a mezzogiorno, l'ope- razione era durata, possibile? cinque ore. La notte ho dormito, fatto pi- pi, tossito e sputato catarro; la mattina mi sono vista allo specchio con una gran macchia blù sul petto. E' arrivato Pietro xo da Minneapolis con una camicetta bianca da cow-boy per me. Dormivo profondamente come una neonata, mi facevano iniezioni nel braccio e io sorridevo con riconoscen- za "Com'è bello stare sotto una pergola insieme a tutti coloro che si ema- no". Nessuno può sapere come è bello essere vivi, dopo, vivi come quando sono sbarcata a Lisbona due settimane dopo, in una giornata piena di profy mi d'estate, e avrei baciato la terra d'Europa, di casa, Perchè non ho detto a nessuno questa storia del cancro? Sempre per la stes sa ragione, non volevo fare pena a nessuno. Specialmente non ne avrei par- lato a Carla, sia perchè lo avrebbe dimenticato subito, sia perchè lo a- vrebbe tenuto sempre presente. Quanto agli altri, non volevo che si abi- tuassero inconsciamente alla mia mortex: avrebbe dovuto sorprenderli co- me quella di diunque altro. Era un segreto che tenevo per circostanze epe- ciali. Prima avevo sempre paura di dire troppo, adesso ce l'ho di dire poco, di sfiorare senza toccare il centro. Sento che Ritva nei suoi scritti fa cen- tro, è tutto cosi spontaneo. Parlando di oroscopi con Tosca, ho capito co- sa mi piace tanto nelle Bilance -Ritva, Carla, Pietro e Lidia, naturalmen- te- è la capacità costruttiva, il non cadere nell'eccesso contrario, la mancanza di disfattismo, il salvare il salvabile, mentre io sono una ri- nunciataria nata -dopo aver ottenuto o in procinto di ottenere. In questo somiglio a mia madre che, dopo aver cresciuto i figli, li ha perduti. qua- si spingendoli via, non collaborando a trovare una soluzione meno svantag- giosa per lei. Come me non sa perorare la sua causa, le manca di sentir- sene il diritto. Ic poi ho "imparato", ma l'origine è quella. Quando le cose venná diversamente da come lei pensa, si punisce dell'illusione avu- ta come di una colpa, ha paura di aver nuociuto a altri o di averlo desi- derato. In questo, madre e sorella maggiore si somigliano. Quando ho letto che Ritva mi rimproverava di fare una cosa in proprio invece di aiutare lei, mi sono sentita ridicola. Mia madre ha rinunciato a frenare l'ingor- digia dei figli nei suoi confronti, d'altra parte è una delusione cosi grande vedere che la loro richiesta è sempre e solo di dare, che alla fine si è trincerata in un ruolo di rinunce.
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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