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Pietro non è convinto di tutta questa storia fra sorelle, secondo lui la
maggiore si rende subito responsabile e entra nel senso della vita che è
anche angoscioso, si fa tante domande sulla vita, la morte, l'amore e le
minute cose. SPietro dice che sono nevrotica, cioè non accetto di essere
una persona tormentata e molto sensibile, me ne facchi una fissazione.
Probabile che ci sia una parte di vero: a diciotto anni ero nichilista,
disperata e me la prendevo con me stessa per la visione nichilista e di-
sperata. E' come se ho sempre avuto una spinta a vedere nel niente. Poi
compensavo con attacchi di illusione smodata. in collegio passavo delle
notti con il fiato sospeso e i capelli dritti al pensiero dell'inferno,
dell'eterna pena, della morte. Mi sembrava impossibile averne una tale
ossessione, non vedevo in me quale colpa ni avrebbe fatto precipitare,
però non ne ero così sicura e temevo che fosse già un segno premonitore
averne ossessione. Pietro mi richiama dagli stati di autodistruzione, è
la corda che attacco saldamente a una roccia tenendo l'altro capo in ma-
no quando scendo nel precipizio. Mi serve a ritornare. Altrimenti non po-
trei andare, oppure lo potrei, ma senza ritorno. Pietro dice "Ricordati
tre cose: non solo ti accetto, ti amo; non solo ti amo, mi piaci". Mi
viene il dubbio che sia indulgente con me. Dice "Il senso di colpa è giu-
sto, dà il senso della vita". Intanto però lui non ce l'ha, oppure pro-
prio collegato a delle malefatte, come quando ha lasciato la moglie e i
figli, Pietro dice "I rapporti sono un passtempo, la cosa importante da
acquisire e il senso della vita, tu mi pare che ancora non lo hai affron-
tato direttamente". Non so quanto mi convince, ma mi culla, mi calma s-
scoltare un'altra voce oltre la mia assoluta voce che invade tutta le
realtà. Forse Pietro è per me quello che io sono per Ritva. Con lui mi
confido pienamente, la sua opinione mi riguarda sempre anche quando mi
suggerisce qualcosa dall'esterno, il suo ascolto è sicuro e attento. E
un'entità reale, responsabile, in rapporto con me; posso chiamarla in
causa spesso, quasi sempre. Anche se si lamenta di essere troppo coinvol-
to con me, occupato di me, si distrae da se, in parte si aliena. Ecco l'
analogia: ho detto a Ritva la stessa cosa. Però Pietro sta bene con me,
ho momenti di dolcezza e di abbandono che riequilibrano gli attriti e le
tensioni, mentre Ritva è contro di me quando mi rivela qualcosa su di me
Mi viene in mente "Tanera è la notte" dove un medico sposa e ama una sua
armalata, poi lei guarisce e lo lascia per un certo Thomas, uno sportivo
e lui sparisce dal bel mondo dove vivevano insieme.
Sono impressionata dalla forza del passato in me: adesso sono calma, l'
angoscia è svanita, posso lavarmi i capelli, andare sul terrazzo a legge-
re. Cosa vedo di cosi tremendo, minaccioso, catastrofico nel comportamen
to di Ritva verso di me? Perché sento che mira direttamente al cuore come
il carnefice di Kaka? Io l'ho ospitata perchè avevo posto in abbondaza,
un uomo e dei soldi, tutte cose che lei non aveva e io non volevo colla-
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