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prosciutto e formaggio, vedo della farina di polenta precotta da fare in
cinque minuti, la prendo. Tornata su, le dico "...e ho comprato anche
della polenta precotta". Ribatte "No, a me non va, ho mangiato molto in
questi giorni. Tulia vuoi?". Se l'ho comprata è segno che la voglio però
non al punto di farla solo per me. Cosi ho risposto "No no, non importa".
Riporto alcune frasi di Jung sul problema del transfert (Il Saggiatore).
"I casi in cui il problema del transfert si fa acuto non sono sempre dei
casi cosiddetti "difficili", cioè dei seri stati di malattia. Questi ca-
si esistono, ma esistono anche devrosi cosiddette "leggere" o semplicemen
te uomini che hanno delle difficoltà psichiche...E stranamente sono pro-
prio questix ultimi casi quelli che pongono al medico i problemi più dif-
ficili, che provocano spesso infinite soggerenze, senza però presentare
una sintomatologia nevrotica che permetta di definirli malati. Questo
stato non può essere definito altrimenti che come una intensa sofferenza,
una passio dell'anima e non un morbus animi. Il rapporto di fiducia tra
medico e paziente è ostacolato dal contenuto inconscio costeihiato perchè
quest'ultimo produce con la sua proiezione un'atmosfera illusoria la qua-
le dà origine a costanti fraint edimenti ed equivoci o, viceversa, crea
l'illusione di un'armonia addirittura sconcertante, e questo è ancora
più preoccupante del precedente. La prima situazione citata può, nel peg
giore (talvolta anche nel migliore) dei casi, impedire la cura, la se-
conda costringe a compiere uno sforzo maggiore per scoprire dei punti di
differenza...Si produce un annebbiamento della situazione che corrisponde
appunto alla natura del contenuto inconscio. ..Ci si trova immersi in un
caos impenetrabile, che è uno dei sintomi della misteriosa "prima mate-
ria"...Il contenuto illusorio, evasivo, cangiante che ha invasato come
un demone il paziente affiora tra medico e paziente e prosegue quindi in
qualità di terzo incomodo il suo gioco ora canzonatore, quasi fosse ani-
mato da uno spirito folletto, ora infernale. Gli alchimisti lo hanno fe-
licemente raffigurato nel dio della rivelazione, ingahr.evole e insiem ex
saggio, lo scaltro Hermes o Mercurio; lamentano le sue burle e gli con-
feriscono al tempo stesso gli appellativi più alti, che lo accostano al-
la divinità stessa... Sarebbe tuttavia un'alterazione ingiustificabile del
la verità se ci limitassimo alla bizkarraxiaxfattesa caratterizzazione
negativa della bizzarria farfallesca, della fertilità quasi inesauribile
nell'inventare fantasie e proposizioni insinuanti e intriganti, dell'an-
biguità e della cattiveria spesso innegabile di Mercurio. Egli è capace
anche di azioni completamente opposte...L'elaborazione della "prima ma-
teria" del contenuto inconscio, esige infinita pazienza, costanza, equa-
nimità, scienza e capacità da parte del medico; ma dal paziente esige
la tensione dalle sue forze migliori e una capacità di sofferenza che nor
risparmia neppure il medico...Dominare definitivamente questo caos-senza
però fare violenza- non è certo un compito usuale. Se l'opera riesce, es-
sa fa spesso l'effetto di un prodigio, e ben s'intende che cosa muovesse
l'alchimista... a far dipendere il buon esito del suo procedimento solo
da un miraculum compiuto da Dio (p. 4044)."
fin quando il paziente ha potuto pensare che il responsabile delle sue di
ficoltà era qualcun altro (per esempio, il padre o la madre), è stato in
grado di salvare l'apparenza della sua unitarieta. Rx Ma dal momento in
cui si rende conto di possedere egli stesso un'ombra...allora ha inizio
il conflitto, e l'uno diventa due, e poichè l'altro che affiora a poco
a poco, è esso stesso una dualità, anzi addirittura una pluralità di cop-
pie contrastanti... subentra "l'ottenebramento della luce", cioè un depo-
tenziamento della cosicneza e un disorientamento circa il significato
e l'ambito dalla personalità. Questo trapasso può essere cosi oscubo che
il medico finisce e con l'apparire al paziente come l'ultimax realtà
alla quale deve (non dovrebbe!) aggrappersi. Questa situazione è diffici-
le e penosa per entrambe le parti, e il medico si trova non di rado nella
posizione dell'alchimista, il quale spesso non sa più se egli è colui che
fonde nel crogiolo la sostanza arcana metallica, oppure se è egli stesso
a ardere nel fuoco come una salamadra. L'inevitabile indazione psichica
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