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Taci, anzi parla, Oggetto 428

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 428
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    -843- ria, delle storie, ecco la soluzione ai miei problemi, lo sbocco che volevo" Poi c'è da aspettare, e assisto alla scena tra un medico famoso e dei pazien ti famosi -mettiamo un maraja con la famiglia- che lui tratta da ignoranti, primitivi perchè non danno importanza a quello che ce l'ha e la danno a su- perstizioni e pregiudizi. Uscendo di li questo medico è molto affabile con me come se ci fosse del tenero fra noi. Ha bisogno di un golf: certo, posso darglielo io, ne ho uno azzurro in fondo alla borsa. Però cosi resto senza, allora scappo a cercare di corsa quello giuxtx per me, e lascio l'amato me- dico a aspettarmi. Però a questo punto, mentre corro, sento un'insegnante che dice a una quasi bambina "Questa sposerà x", un tale che conosco anch' io, detestabile, architetto alla moda e uomo di mondo. Penso "Che maniera di fare!", e un po' mi disturba sebbene sia convinta che anktio farò l'in- segnante in modo tutto diverso. Però a un certo punto mi vienein mente che è stato imprudente lasciare il medico, forse non lo ritroverò più, e quanto all'insegnamento non è che per caso ho trascurato di perseguirlo e adesso ho fatto tardi? Avevo letto dell'oralità, della periodicità della fame e della settetà, l' importanza del ma nutrimento, del seno, della madre. Mi aveva colpito il osservazione che non bisogna mai scoraggiare un depresso dall'avere una cer- ta attività perchè spesso le gratificazioni che ottiene possono sollevarlo dalla depressione. In effetti io ero stata inibita dal continuare il femmi- nismo: all'improvviso quellox che sembrava lo scopo nascente della mia vita, mi appariva già al tramonto. E questo perchè io avevo sbagliato tutto, avevo ingannato me e le altre. Stamani presto avevo parlato con Pietro e mi aveva fatto bene, tant'è ho dor mito ancora tre ore. Lui aveva concluso i nostri discorsi dicendo che ogni essere umano ha tutta l'umanità, tutte le fasi, dentro di sé, solo che per interferenze esterne può restare fissato su qualcuna di queste fasi, ma non è importante. Era venuto dietro a me che affermavo di non concepire cer- te esperienze umane come malattia mentale: la sanità allora sarebbe solo la malattia mentale più diffusa e accettata. Però io mi arrovello su questo, e lui no. Mi sono sempre considerata un tipo più angosciato che depresso con alternan- za di fasi euforiche, perchè io lotto e non mollo la speranza: quando sembra che ci rinuncix può anche essere una manovra per calmare e propiziarmi ciò che mi perseguita internamente, e vedere se cosi funziona. Fin'ora non ho mai sperimentato il punto oltre il quale si cede, si vuole veramente mori- re: ci sono andata vicina, magari, per provare, per convincermi della mia buona fede, ma non mi sono scoperta davvero meritevole di morire. Anche se Ritva mi accusava terribilmente e cosi altre, ho sempre supposto che ci fos- se un errore, un errore di valutazione, che forse io non sarei riuscita a dimostrare? Dopo essermi allontanata da Ritva, poichè le sue accuse ormai non servivano più a scoprire qualcosa di me, e comunque persistere a soste- nere il suo odio diventava troppo pericoloso per me, mi sono messa a cerca- re quell'errore. "... Qualsiasi cosa diminuisca l'autostima senza cambiare gli scopi narcisi- stici predispone alla depressione. Su tale base è facile capire perchè una delle più comuni predisposizioni alla depressione sia l'inizio di un'anali- si. Il paziente, ancora legato inconsciamente ai suoi progetti grandiosi,
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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