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Taci, anzi parla, Oggetto 438

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 438
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    297 ta (sorella maggiore) che prima la giovane ammira e p8i mirtfiberarsene anche perchè si accorge che quella intende rassicurasi svolgendo il suo ruolo. Certo, mentre io eccedevo nel dare gratificazioni, Ritva eccedeva nel dare frustrazioni. Alla fine era diventato sado-masochismo puro. Per fortuna è finito. Non so come ho trovato il coraggio, ma è stato pro- prio il tono odioso che aveva che mi ha fatto perdere le staffe e non ci ho visto più. 19 giug. In certe cose Pietro non è molto sottile. Per es., quando dice che io ero bloccata di fronte alle critiche e che vivevo bene nell'adula- zione. In effetti vivevo bene nella gratificazione, ne avevo bisogno con- tinuamente, però dovevo sentirla autentica e meritata, Sfuggivo l'adula- zione perchè non potevo non disprezzare chi adulava. Il rapporto di gra- tificazione doveva essere reciproco, mi annoiava qualsiasi attenzione da parte di chi non mi interessava. C'è Ritva con sua madre, ma è tutta presa dai suoi problemi e ne parla con Pietro, Anche ieri l'ho sognata, ma non ricordo niente. kak Ritva ha cominciato a gratificarmi come non lo ero mai stata ("giar- diniera", ecc.), poi ha iniziato il processo di demolizione. Qualcosa co- me llotto-volante, ma senza parapetti: più su, più su, più su...e giù. Un'ora con Ritva mi ha lasciata di malumore. Niente di più, dovevamo fare i conti. Mi ha chiesto se ero sempre d'accordo nel darle centocinquanta- milaire. Ho risposto "Se ne hai sempre bisogno". *x "Certo che ne ho bisogno, non so cosa mi aspetta". "E allora tienile". Non era finita "Puoi lasciare in portineria la chiave dello studio3 Hon ho nessun recapito in centro e non ho voglia di portarmi dietro certe &&tx". Mi ha informa- ta che il gruppo a cui ha letto la mia breve lettera, l'ha trovata chiu- sa. Lei ha commentato come dire che che mi sente in un momento di chiu- sura e crede di capire di che si tratta. Invece arriva Graziella e io so- no tutta felice, aperta, le di metto al corrente di tutto, quasi consumo l'amarezza residua. Le ho rivelato di essere stata a rimorchio di Ritva, di essermi sentita dipendente, di averle dato la priorità, di essermi sco- perta inferiorizzata da lei perchè più pronta, egoista, prepotente, che credevo caratteristiche di autenticità. Graziella non è d'accordo sull' egoismo come espressione di sè: non vuole fare soffrire neppure a fin di bene, la stessa cosa cerca di dirla con affetto e non nel momento della rabbia. Essere diretti non significa ferire. Ritva mi ha ferito cosi bene, cosi abilmente che mi ha richiamato tutta la mia fragilità ei contrasti passati. Mi sono aperta con lei e mi ha colpito nel punto più delicato. Ma cosi doveva essere, o almeno cosi è stato: una tortura che mi ha rive- lata a me stessa. Adesso lo sono.
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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