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Taci, anzi parla, Oggetto 489

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 489
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    -896- An una, molto idisponente, le dico "Cretinal", e già un certo discorso, e poi "Imbecillei". Ma sono priva di animositàxxsax:"obiettiva", senza dubbi. Tant'è che quella non se la prende affatto e mi torna amica. Invece con una vecchietta molto sensibile e coraggiosa e che tira fuori tante cose, chissà, forse per la prima volta, sono d'accordo e con gran simpatia. Tutto è facile anche se complicato. Sono sicura di me, questo rende i rapporti scorrevoli. N Nel bene e nel male. Non ci penso su due volte. Intanto dalla casa siamo an- date fuori: devo fare la spesa, è tardi. Eli, sotto l'andartamento di viale Bianca Maria che ho abitato da sposata, vedo un carretto di verduba. Mi colpi scono alcuni vasi con una pianta dentro. In particolare uno mi pare bello, x chiedo il prezzo. "Quattrocentocinquanta lire, ne costava settecento stamat- tina", mi risponde il padrone. Faccio la bocca storta. Quello insiste "Guardi che bella pianta di pomodoro": la tira su e me la porge. Allora mi accorgo che al posto del vaso di cotto c'è un vaso di torba tutto molle, e poi che me ne faccio della pianta di pomodoro? "No no, non lo voglio". Alzo gli oc- chi e vedo che, invece di essere seccato, al verduraio gli scappa da ridere, mentre uno li vicino commenta "Che simpatica!". Mi sento molto bene: la cosa che preferisco è essere birichina cgh geetfgehe ci sta. che magari ha tenta- to di fregarmi, ma poi disarma quando xede Sne sono decisa a non farmi frega- re. Un cane mi ama, mi ama moltissimo, altro che farmi R XARX del male! La conversazione con Anna mi ha rimesso al mondo. Ho capito tante cose, So- prattutto com'è facile vedere la situazione stando da fuori, senz il problema. All'inizio avevo una tale fama di essere riconosciuta che non mi accorgevo di essere falsamente riconosciuta da chi mi mitizzava. Però aspet- tavo "qualcos'altro" è vero. Differenza fra riconoscere e accettare: si rico- noscono i meriti, si accettano anche le debolezze e gli errori. Nel sogno con le donne è come se io sono di nuovo io, cioè un centro che do- mina la situazione: non ho più senso di colpa. La scenetta col verduraio ha come tema la mia femminilità, cioè il vaso. Io scelgo un bel vaso, l'uomo mi vuole dare una piantina che non mi serve (pene) in un vaso da quattro sol- di (vaginalità). Io rifiuto. Il verduraio mi ha capita: non cederò su quel punto. Non mi è più nemico. Con Anna riuscivo a ammettere tante cose di me senza fatica ne drammaticità (come nel sogno dò di cretina e di imbecille -a me stessa- senza scompormi). La materia non è più scottante, non ci sono più così dentro, ho ripreso la padronanza della scena. Tra l'altro comincio a vedere i frutti del battere a macchina il diario in quelle parti scottanti che non avevo riletto e che quasi non ricordavo. Con Anna avevamo parlato anche di sesso, di femminilità. Mi aveva riferito di certe poetesse cinesi che dicono al loro amante di far- le felici con la clitoride e dopo averle soddisfatte si vedrà cosa fare del loeo "oisellino". Al posto del pisellino ho sognato il pomodoro, questo è molto divertente. Insomma l'uomo mi offriva sempre la preminenza del suo ses- so e una svalorizzazione del mio, invece io cercavo il bel vaso, la mia ses- sualità adatta alla mia femminilità. Adesso non avverto più il conflitto, tant'è che m'immagino di riuscire a imporni femminilmente, suscitando simpa- tie. febb. All'improvviso ho avuto un quadro della mia vita tutto diverso: mi sono vista fortunata e felice, ho preso coscienza delle mie ricchezze, dell' amore dato e avuto, dell'intensità, dei rapporti e anche di quella posizione
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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