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Taci, anzi parla, Oggetto 511

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 511
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    che impressione mi fa. Insomma, .. alla solitudine resisto, non ho paura, almeno finchè non viene il budi e in certi momenti mi scopro l'eccitazio- ne di un tempo che si dilata all'infinito senza doveri da compiere, dato che i doveri sono sempre collegati alla presenza degli altri. 3 apr. Questa volta non ho voglia di stare a casa, interrompo mia madre come posso senza offenderla perchè parla parla parla come un mulino a vento e io scoppio dall'impazienza. La sua solitudine mi dà senso di colpa, ma che posso farci? Si è riconosciuta subito nella poesia della Dickinson "Sarei più sola senza la mia solitudine...". Queste mie rare visite non m illudens servano a molto. Come si fa a mettere al mondo tan- ti figli se poi si continua a far pesare su di loro un'eterna sconten- tezza? Mio padre ha schiacciato i miei fratelli con l'immagine di un rivale aggressivo e prepotente, mia madre li ha frustrati nell'affetto e nella fiducia in loro stessi come la più ambigua delle ananti. Vitto- rio si è scelto una ragazza orfana, come mia madre, altrettanto incapa- ce di generosità, bisognoda di ricevere e riluttante xxx nell'accet- tare. L'assurdo è che mia madre ha fatto la madre tutta la vita, e cioè un ruolo in contrasto col suo modo di essere. Ha fatto la madre per do- vere e per mitiche aspettative sui figli. Ha lasciato ben capire ai fi. gli che non hanno soddisfatto le sue aspettative, io l'ho abbandonata per questo e ce l'ho fatta a costruirmi un mio mondo altrove, i fratelli impieganos più tempo per liberarsi dalla frustrazione. Noi sorelle andia- mo meglio con gli uomini di quanto i fratelli vadano con le donne, ciò vuol dire che, tutto sommato, mio padre è stato meno deleterio di mia madre: lui era un tiranno, lei la sua vittima insieme a noi, ma come vit- tima è stata a sua tortayEarnefice perchè non era mai contenta di noi e noi ci sentivamo responsabili della sua delusione. Mi accorgo che la mia ostilità per i genitori riprende quando vedo le loro angherie su uno di noi e ne osservo le assurde conseguenze. In famiglia, da un lato ero ge- losa dei fratelli e sorelle, dall'altro ero la loro paladiAX:v£xfiche essere presa da entrambi i sentimenti, dovevo solo fuggire via. Anche adesso ho desiderio di andarmene, non sopporto la constatazione del potere psicologico dei genitori su Vittorio: la sua sofferenza, la sua impoten- za sono state anche le mie e solo per un pelo, un imponderabile, mi so- no salvata. Quindi non sopportavo la vista di un disastro che negli al- tri mi appariva irreparabile e che in me dovevo credere di avere la for- za di superare. Almeno le mie sorelle potevano vedere in me uno sbocco, e poi pensare naturalmente di far meglio; io non vedevo niente davanti a mex, nessun esempio minimamente accettabile, e ero presa dall'assillo e déla disperazione di farcela. Ce l'ho fatta, sono stata in gamba. Bos-
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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