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Taci, anzi parla, Oggetto 575

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 575
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    a quarantuno ti ti guardi e finalmente esiste Oggi sono meravigliata di non esser morta ma quando sarò più meravigliata allora morirà Ribadisco la mia decisione di tornare a vivere a Milano riprendendo la situazione di mia vita autonoma, la mia casa dove sono padrona. Non so come fare con Tita che ho sradicato da Milano e piantato a Roma appena l'anno scorso. Però ha quindici anni, se la caverà in qualche modo, magari lo metto al Conservatorio se lui è d'accordo. A Roma basta, è la prosecuzione di ques sta interminabile vacanza dove io sono "fuori posto". Oppure vado a Buenos Airese da Gabriella quando esce il mio libro laggiu. Pietro Tita Maria e io siamo distribuiti nelle seguenti coppie: Pietr- Maria, Tita z-io. Pietro guarda sua figlia come un tempo guardava me, pro prio lo stesso identico modo di aprire gli occhi sul mistero della femmi- nilità. E io sul mistero della mascolinità. Ormai con Pietro mi annoio, è un ciclo che si chiude. Peccato! Mi viene voglia di morire. Tiro fuori delle attenuanti: che è malato, stanco, preoccupato, di malumore, depresso. Lo schermo fra me e Pietro sono i figlio, non ho più dubbi, eppure forse sono stati anche" telemento di attrazione verso di lui. D'altra parte chi poteva essere un possibile padre per Tita se non un vero padre di altri figli? Cebto Anna e Giulio hanno un'altra vita, come dice lei più diret- ta. Noi siamo rimasti sommersi da ogni sorta di drammi, conflitti, riman- di, rinunce, ritardi. E adesso più che mai siamo travolti e questo sarà per sempre. Non posso accettarlo, se fin'ora l'ho fatto è perchè ero trop po fragile per sganciarmi dalla tutela di Pietro, dal calore dell'affetto, dal mito del nostro rapporto. 16 ag. Stanotte mi sono svegliata in un gran caldo, sudando. Avevo avuto un incubo: ero tutta permeata dall'emozione tremenda di una perdita irre- parabile. Sono in pericolo di vita: strani messaggeri con i baffi mi torturano più psicologicamente che fisicamente sebbene usino certi coltellini ap- puntiti per intimorirmi. Passa un treno, so che sopra c'è anche Tita, Susanna coi suoi animali. Un'onda d'acqua invade le rotaie e quasi le sommerge. Il treno invece di fermarsi va amanti succede quello che te- mo, cioè le ruote scivolano e il vagone si abbatte su un fianco con un sussulto. Mi chiedo se l'incidente avrà provocato dei feriti, dei morti. nenso ai bambini piccoli, a Tita. Voglio andare a avedere, ma perdo tem- po con i miei persecutori e mi sento in grave pericolo. Finalmente rag- giungo Pietro seduto a un tavolino come a un bureau d'informazioni, e gli chiedo "Tita è vivo?". Ho la voce molto pacata e sullo stesso tono Pietro risponde "No, è morto Minsieme a Susanna e i suoi animali". Insisto "Non si può continuare come prima, come se non fosse successo niente?", ma Pietro è irremovibile "NO, è morto". Noto nella stanza un grosso uomo coi baffi, adesso lo riconosco come messaggero della morte. Preferirei esse- re morta io. Non so se desidero vedere Tita, saperne di più. Ormai è ac- caduto: chissà se ha sofferto, sicuramente è rimasto schiacciato sul eyn- tre cadendo. Molti bambini saranno morti, sono così fragili. Provo un do-
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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