a quarantuno ti
ti guardi
e finalmente esiste
Oggi sono meravigliata
di non esser morta
ma quando sarò più
meravigliata allora
morirà
Ribadisco la mia decisione di tornare a vivere a Milano riprendendo la
situazione di
mia vita autonoma, la mia casa dove sono padrona. Non so come fare con
Tita che ho sradicato da Milano e piantato a Roma appena l'anno scorso.
Però ha quindici anni, se la caverà in qualche modo, magari lo metto al
Conservatorio se lui è d'accordo. A Roma basta, è la prosecuzione di ques
sta interminabile vacanza dove io sono "fuori posto". Oppure vado a Buenos
Airese da Gabriella quando esce il mio libro laggiu.
Pietro Tita Maria e io siamo distribuiti nelle seguenti coppie: Pietr-
Maria, Tita z-io. Pietro guarda sua figlia come un tempo guardava me, pro
prio lo stesso identico modo di aprire gli occhi sul mistero della femmi-
nilità. E io sul mistero della mascolinità.
Ormai con Pietro mi annoio, è un ciclo che si chiude. Peccato! Mi viene
voglia di morire. Tiro fuori delle attenuanti: che è malato, stanco,
preoccupato, di malumore, depresso.
Lo schermo fra me e Pietro sono i figlio, non ho più dubbi, eppure forse
sono stati anche" telemento di attrazione verso di lui. D'altra parte chi
poteva essere un possibile padre per Tita se non un vero padre di altri
figli? Cebto Anna e Giulio hanno un'altra vita, come dice lei più diret-
ta. Noi siamo rimasti sommersi da ogni sorta di drammi, conflitti, riman-
di, rinunce, ritardi. E adesso più che mai siamo travolti e questo sarà
per sempre. Non posso accettarlo, se fin'ora l'ho fatto è perchè ero trop
po fragile per sganciarmi dalla tutela di Pietro, dal calore dell'affetto,
dal mito del nostro rapporto.
16 ag. Stanotte mi sono svegliata in un gran caldo, sudando. Avevo avuto
un incubo: ero tutta permeata dall'emozione tremenda di una perdita irre-
parabile.
Sono in pericolo di vita: strani messaggeri con i baffi mi torturano
più psicologicamente che fisicamente sebbene usino certi coltellini ap-
puntiti per intimorirmi. Passa un treno, so che sopra c'è anche Tita,
Susanna coi suoi animali. Un'onda d'acqua invade le rotaie e quasi le
sommerge. Il treno invece di fermarsi va amanti succede quello che te-
mo, cioè le ruote scivolano e il vagone si abbatte su un fianco con un
sussulto. Mi chiedo se l'incidente avrà provocato dei feriti, dei morti.
nenso ai bambini piccoli, a Tita. Voglio andare a avedere, ma perdo tem-
po con i miei persecutori e mi sento in grave pericolo. Finalmente rag-
giungo Pietro seduto a un tavolino come a un bureau d'informazioni, e gli
chiedo "Tita è vivo?". Ho la voce molto pacata e sullo stesso tono Pietro
risponde "No, è morto Minsieme a Susanna e i suoi animali". Insisto "Non
si può continuare come prima, come se non fosse successo niente?", ma
Pietro è irremovibile "NO, è morto". Noto nella stanza un grosso uomo coi
baffi, adesso lo riconosco come messaggero della morte. Preferirei esse-
re morta io. Non so se desidero vedere Tita, saperne di più. Ormai è ac-
caduto: chissà se ha sofferto, sicuramente è rimasto schiacciato sul eyn-
tre cadendo. Molti bambini saranno morti, sono così fragili. Provo un do-
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