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Taci, anzi parla, Oggetto 58

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 58
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    -851- questa... egli è malato, sia che dica la verità, sia si giudichi più o meno ingiustamente (sottolineatura mia). Ne è difficile vedere che non sussiste alcuna corrispondenza, per quanto possiamo giudicare, tra il grado di auto- abbattimento e le sue reali giustificazioni (op. cit., p. 49-50)." A me sembra evidente che uno dice quelle cose di sè agli altri per trovare rispondenza e liberarsene. Non vedo cosa ci sia di cosi sconveniente. Che Freud non lo capisca mi lascia molto molto perplessa... Ho parlato di me con Pietro rivangando le mie difficoltà, i miei miti, le mie depressioni con la più grande semplicità. Pietro dice che gli faccio l'x effetto di una farfalla contro in vetro, che la cosa più bella mia, che lui ama di più, è la mia insistenza. "Ahi ahi" gli ho risposto "questa immagine del vetro sta a indicare che mi vedi su una strada che ha di fronte un osta- colo insormontabile". "Ma no, il vetro è l'insignificanza della vita che tu ti ostini a animare". E' stato un momentom intenso, ma io continuavo a bor- bottare tra gli abbarcci, per accertarni che non ni mettesse di nuovo su un piedistallo. Rispondeva che no, che mi critica sempre è vero- ma che io 30- no cosi aperta, aperta nella mente, con lui mi è facilissimo dire tutto, co- si può pensare che sia sempre cosi. Ma anche perchè lui è disposto a accet- tare tutto, e non ha ambivalenze nei miei confronti. Le ambivalenze mi bloc- cano molto. Non si può aprirsi con chi ti aspetta al varco con ostilità, con chi si misura con te sperando di scoprire una défaillance che lo rassicuri su se stesso, anche se alterna momenti affettuosi e disarnati. Anzi è pro- prio questa la situazione più comune, almeno fra donne, e la più difficile da afferrare. Infatti come giustificarsi di fronte a se stessi di una chiu- sura quando sembra ci siano tutte le condizioni per essere aperti? In macchina con Pietro avevo la testa che sprizzava riflessioni chiare, con fortanti, rasserenanti. Peccato che non ne ricordi neppure una. Ma me ne è rimasto lo stato d'animo. Ah, una lettera a Ritva. Cara Ritva, aspetto di non avere più paura di te e che tu non mi faccia più paura, per poterti incontrare come desidero, per affetto. 14 ott. La parità a priori è un'astrazione. La parità va conquistata, non offerta. Lidia faceva i capricci, io ero ragionevole. Non ricordavo piu la frustra- zione interna al capriccio, per cui il bambino finisce per superarlo comin- que e trovare un compromesso tra volontà e realtà. Vedevo solo l'esercizio dell'onnipotenza perduta: coscientemente prendevo un atteggiamento di supe- riorità, inconsciamente covavo il sogno di riprendermi quella posizione. La mia provvisorietà dipendeva dal tenermi aperta quella possibilità come la ve ra vita che mi spettava. L'esperienza mi diceva che non era possibile. Ritva affermava trionfalmente che lei c'era riuscita. Allora si riapriva la spe- ranza anche per me, ma nello stesso tempo la constatazione che io non ne erc capace. La mia vita non valeva niente, i miei sforzi erano stati fatti nella direzione sbagliata, La causa della ma depressione era stata questa: avvertire di nuovo la pos-
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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