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Taci, anzi parla, Oggetto 582

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 582
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    -535- sebbene fossi già grandina, manifestasse di volermi sincera come quando ero piccola. Non si scandalizzava mai delle mie uscite, non mi chiedeva di essere manierata, educata, di buoni sentimenti come mi chiedevano gli altri. Credo che ib lui ho trovato il prototipo dell'artista. Quando ho incontrato Gallizio, ad esempio, mi ha dato subito un senso di fiducia e di entusiasmo, non c'è dubbio perchè me lo ricordava. E cosi Fontana, So- to, persino Burri, cacciatore come lo zio Enrico, Rotella, Scarpitta, Tur cato, Melani, Nigro, ecc. Tutti hanno in lui il loro precedente. Quanto a me sapevo di trovare accoglienza in tipi cosi. Mi sono sposata nel 158 nel '60 è comparso Gallizio e Mario lo ha subito sentito come antagoni- sta, non potevo capire perchè, un uomo di sessant'anni, ma è vero che ri- prendevo le mie abitudini di bambina che al padre vero preferiva quello adottivo. E cosi è stato finchè ho sostituito Mario con Pietro, altra versione dello zio Enrico per quanto aveva che mi attraeva in modo ar- cano e decisivo. Anche lo zio Enrico faceva delle indigestioni, era in- continente nel mangiare e nel bere, non sempre, ma appunto in certe occa- sioni. Anche lo zio Enrico non sopportava la piccola borghesia, il perbe- nismo, le buone maniere, la mediocrità, la povertà. In particolare non sopportava di comportarsi bene davanti agli amici della moglie, faceva di tutto per farla sfigurare. Li diventava addirittura patologico, smet- teva i modi da gran signore che aveva naturalmente e si faceva beffe de- gli altri simulando rozzezza, goffaggine, adoperando un linguaggio vol- gare. Una volta si era tirato giù il costume sulla spiaggia di Rapallo mostrando il sedere e non so cos'altro. Oppure si divertiva a fingersi vn contadino un po' sperso e meravigliato della città. Comprava spesso gi gli abiti smessi di un venditore di bestiame. Da ragazzina mi portava al Circolo, un Circolo chic di Genova, per farsi fare le manix-io ero sbalor dita perchè la manicure gli metteva anche lo smalto trasparente sulle un- ghiex- e poi in un bel bar a mangiare il gelato di panera. Conosceva i migliori negozi e comprava solo cose di prim'ordine. Aveva una bella ca- sa con una cameriera che serviva a tavola con tutte le regole in oggetti preziosi che non aveve mai visto in casa mia. Da mia zia ho preso la licenza a avere amanti, da lui il se 189&di com- portamento libero. Mia zia credeva di avere il segreto dall'arte, invece pet meuera solo un settore di particolari competenze musicali e canore. Lo vedevo abbinato a esercizio continuo, snobismo e arrampicatura socia- le. Anche se devo riconoscere che la zia Elsa era a sua volta abbastanza orginale se poi ha fatto anche la medium e ogni sorta di magie e quando è morta si è scoperto che da qualche anno era diventata carmelitana o terziaria francescana, non ricordo. Nel dopoguerra lo zio ha avuto un tre collo economico e ha rischiato quella povertà che odiava. E' venuto a tr varmi a Milano che avevo il bambino piccolo e abitavo in un appartamento miserabile. Cosi era finita la nipote prediletta! L'ho trovato pieno di rughe, invecchiato, stanco. Si è suicidato a Steglieno un mese dopo di-
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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