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Taci, anzi parla, Oggetto 640

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 640
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    -235- lo sa, e poi c'è una gran confusione. Sono felice di accudire a un bam- bino in particolare con la faccina allegra, una specie di Tita-Vittorio, che metto a letto, xungkta che sveglio: si fida di me. A maggior ragione devo fare le cose bene, ma è pauroso di notte imbarcarsi, ci sono molte incognite. Esco da un grande albegege$88 altri e entro in una macchina eccessivamen- te imbottita e soffice.nè vero quello che si dice, che la Rolls Roy- ce è scomoda". L'autista smentisce un po' sostenuto. Passiamo davanti a una specie di serra-negozio-stazione dove ci sono dei rampicanti, dei gli- cini con fiori lilla, ma in alto un fiore diverso blu scuro che termina in un ciuffo nero. Pietro dice che l'ha già regalato una volta a Sua mo- glie, ma anch'io lo vorrei perché è bellissimo e esotico. Poi siamo su u- na terrazza di sera, come a Venezia, intorno a un tavolo e io bacio il mio accompagnatore (Pietro?), lo bacio continuamente, poi penso che ho eccedu- to a farlo davanti a tutti. Di tutto il cataclisma di ieri oggi rimane una grande stanchezza, proprio le ossa rotte. Andando avanti nella lettura dei quaderni, Pietro era arri vato dove descrivo una mia relazione. Ha buttato tutto per aria, me contro il muro, ha staccato la doccia del bagno, ha strappato una giacca verde di velluto, ha fatto la valigia. Io ho pianto e singhiozzato, ero allibi- ta, stralunata, spaurita, angosciata di riflesso a lui che era fuori di se dalla scoperta dei particolari, minimi, del tradimento che già conosce- va. Ho visto le espressioni del suo viso, le reazioni, lo sguardo, e ho capito di aver già vissuto tutto quello mentre per lui era la prima volta, e veramente e tremendo. In fondo adesso diventava affine a me, poteva va- lutare cos'è entrare nel mondo con alle spalle, a parte la storia con mio padre, 11 voltaf accia di G.: mi ero ammalata perfino, lottavo per soprav- vivere. Invece lui è entrato nel mondo con l'adorazione di sua madre e sua sorella e tutta la loro fiducia. Cebto, ho capito quanto è stato solo, non si èlentito nessuno veramente vicino, nemmeno me, ma dipendeva anche da lui che mi mitizzava. Riconosceva che non si può vivere se l'altro ti vede diverso da come sei e ti vede cosi per motivi suoi. Adesso voglio ri- leggere le mie lettere a lui e le sue a me dei primi tempi. La maniera di superare la crisi ieri sera è stata quella di leggergli io a alta voce le pagine incriminate e parlare di me. Ho capito ubito che la seconda lettu- ra non è cosi brutta come la prima perchè manca il senso dell'imboscata e già sai cosa ti aspetta. Anche mi è venuto chiaro cos'era quel mio cercare in altri, cosa cercavo. Volevo provate se potevo farmi accettare come cli. toridea perchè ancora non avevo la coscienza che fosse legittimo esserlo e neppure quanto l'uomo fosse o meno disponibile perchè prima ero troppo inesperta e non conoscevo bene il mio funzionamente, ma dopo Pietro lo co- noscevo e quindi potevo uscire fuori e rendermi conto. Insomma per me era un problema che non potevo formulare neppure a me stessa, potevo solo agi- re in un settore separato dal resto e prendendomi tutte le respondabolità.
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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