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Taci, anzi parla, Oggetto 692

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Title: Taci, anzi parla, Oggetto 692
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1977 - 1978 ca.]
  • Transcript:
    per una strada di liberazione. Poichè il termine di liberazione l'uomo ha deciso che spetta alle altre. Cerchio d'amore Ritva io sono la fonte genuina che la tua fonte genuina riconosce Ho telefonato a Ritva, mi ha risposto il marito e ho riabbassato. Volevo dirle "ho nostalgia di te, vorrei essere rassicurata da te, mi ritrovo in te". In me. Di nuovo ho un senso di superiorità tremendo, che estendo a lei, alle altre: è questo senso di integrità che nella mia piccolezza mi tiene in alto, mi fa precipitare in basso, e io navigo ogni onda, ogni spruzzo, ogni oscillazione, e ne sono cosciente. 31 genn. Il dibattito sul Corriere della Sera a proposito dell'aborto, come ogni dibattito, ha già provocato un'involuzione. In effetti, se gli ostacoli a un'apertura su se stessi sono le resistenze (inconscie) dell' Io, è evidente che un clima di competizione, sia pure mascherata, non può che rafforzarle. Caro Pasolini, cos'è la tua interpretazione dell'aborto come particolare forma di eutanasia ecologica, se non Realpolitik? E cos'altro è la rego- lamentazione dell'aborto? L'unica soluzione che sfugga alla Realpolitik è l'aborto libero, cioè un principio che riconosca alla volontà della don- na il diritto di decidere se portare o no avanti una gravidanza, di ge- nerare un figlio. Una gravidanza non desiderata è un'aggressione biologica (e, ovviamente, culturale e politica) inferta alla donna, per cui il principio a cui lei ricorre per liberarsene è soltanto un principio di legittima difesa. Non è detto che una donna sia una cattiva madre del figlio non desiderato, ma certamente essere stata costretta a anteporre la vita di un altro es- sere alla sua, ha un effetto distruttivo sulla sua identità. Infatti l' aggressione di cui parlo non è soltanto fisica, in senso medico, o psi- chica, cioè di competenza dello psicologo, ma soprattutto un'aggressione alla sua insindacabilità di essere umano. Queste formulazioni a te sem- brano isteriche - e forse la loro espressione in stato di cattività e dunque di conflittualità con la cultura condizionante può esserlo. Ma io ti esorto alla fratellanza: se tu sentirai nella donna una sorella prima che una madre, avrai fatto un passo di fiducia che ti permetterà di capire. La donna genera a suo rischio e pericolo, pericolo di vita, intendo, e la sua familiarità con la generazione è anche familiarità con la morte. Assisti a un parto e vedrai. Come dicono le ostetriche, finchè la donna non grida "muoio muoio" il parto non avviene. Forse oggi ci sono, o in futuro ci saranno, mezzi tali da ridurre in parte questa agonia del par- to. Ma l'inconscio della donna registra che la nascita di un altro esse- re avviene al prezzo dell'accettazione della sua propria morte. E nes- suno, se non la donna stessa, può decidere se è giunto per lei il momen- to di tale accettazione, che ancora molto da indagare su questo, ma non ho dubbi che quell'intimità con la morte che da sempre l'uomo ha avverti- to nella donna ha a che vedere con la gravidanza e col parto, e con la sua esperienza di essere incinta e di generare. Quindi la maternità non è solo un fatto biologico, ma un fatto che mette in gioco tutto l'equi- librio raggiunto dalla donna e opera per il formarsi di un nuovo equili- brio che assorba e rielabori a livello di identità tutti gli eventi bio- logici. Di questo problema la donna non può essere costretta a rendere conto alla società, ne la società può trattarla solo come "terreno fecon-
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  • Notes: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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