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Il d'Ancona segnala la didascalia d'un intermezzo di Narcido od
Eco (p. 405 vol. I) nella quale evidentemente si fa allusione ad
una bodola di sparizione, per la trasformazione della Ninfa in
statua. (Sacre R. vol. III pag. 269 - 305) Le bodole erano usato
assai spesso (cfr. Lasca Descriz. degli intermedj della Cofanaria)
Gli attori sprofondano o escono "ai sotto il palco"
Anche la esistenza di mutazioni a vista è chiara per le infini-
te trasformazioni che nei manoscritti delle Sacre Rappresentazio-
ni la scena subisce. Basta osservare i cambiamenti descritti
dai cronisti, per anmettere che la scena fissa era si la base del-
l'allestimento medioevale, ma che col tempo qualcuno dei dieci
luoghi deputati della messin scena simultanea, venne parzialmente
munito di macchine per trasformazioni immediate, per cui nell'otta
viano, ad esempio, "Rovina subito il tempio e la Natività del No-
stro Signore apparisce". Il d'Ancona non è d'accordo con chi 8.m-
matte la variazione delle scene o nemmeno quella dei fondali,per-
che altrimenti "chi avrebbe avuto più da fare sarebbero stati
tiratori dei sipari". Invece gli studiosi hanno osservato tanto
da dimostrare come appunto cominciasse allora l'epoca in cui il
protagonista della rappresentazione, vero deus ex machina, era
il laestro d'Ingegni, mago del colpo di scena meccanico,creatore
della meraviglia, custode della teatralità. L'adagiamento a due
scene divise fisse, o al trivio classico generico, come oggi al-
la scena unica è rioso oggi come iori caotico poteva sembrare a
taluno il passaggio da un luogo all'altro; epperò si esigesso 11
mutamento di scena.
i
Il Perrucci, ad esempio, non approva "la scena simultanea divi-
sa in due parti, città o bosco da una parte, palagi e camere dal-
l'altra, che et conforme al continuo mutar di luogo dei loro
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