Un groviglio confuso e caotico di figure pop. Una libera rappresentazione di immagini così come compaiono nella mente prima che la logica possa avere voce in capitolo. Queste sono da sempre le caratteristiche che contraddistinguono il lavoro di Halo Halo. La stanza è stata completamente riempita, le coordinate spaziali e i riferimenti architettonici perdono di significato e vengono sostituiti da nuove direttrici di senso generate dai flussi di coscienza onirici partoriti dall’immaginazione dell’artista torinese. In quest’opera troviamo ingranaggi meccanici che rievocano l’attività passata dello spazio, un piccolo autoritratto dell’artista, elementi architettonici classicheggianti e particolari di cicale che con il loro frinire hanno accompagnato il suo lavoro qui all’ex Caserma Guido Reni. Immagini evocate dal contesto in cui l’artista si è trovato a lavorare e che ci invitano ad una immersione totale dentro a questo suo oceano blu saturo di suggestioni.