Il pittore giunse a Torino come scenografo per il Teatro Regio di Torino nella stagione 1730-1731 e venne poi coinvolto da Filippo Juvarra nella decorazione delle residenze sabaude. La vivace gamma cromatica, la luminosità dei primi piani, ben si confrontano con gli affreschi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, mentre l’abito a bustino della figlia del faraone, che accoglie Mosè, lo scollo incorniciato dalle perle a catena, le acconciature suggerite dalle bizzarrie dell’esotismo, ricordano invece i costumi teatrali. Il soggetto biblico era già stato scelto da Cristina di Francia come metafora della sovrana quale nume tutelare delle future generazioni; allo stesso modo, è possibile che anche nell’età di Carlo Emanuele III il soggetto, alleggerito e aggiornato, svolgesse la stessa emblematica funzione.