La tela di Vedova è uno dei capolavori tra le collezioni del MAGA e uno dei più significativi della produzione dell’artista veneziano prima del 1950. Come tutte le opere appartenenti alla serie delle “Geometrie nere”, realizzate tra il 1946 e il 1950, L’urto è un’opera espressiva e drammatica, che parla di guerra e violenza. Dietro un’apparente astrazione di lontana radice cubista (Vedova nel 1946 è firmatario del manifesto Oltre Guernica), queste forme geometriche, costruite vorticosamente attorno ad assi obliqui che tagliano trasversalmente il quadro, raccontano il dramma della seconda guerra mondiale.
La potente icasticità dell’immagine e la forza del tema trattato rendono l’opera quasi un manifesto dell’impegno sociale e politico di tutti quei pittori italiani che hanno combattuto per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo poi riunitisi in occasione della XXIV Biennale di Venezia, la prima del dopoguerra, sotto il nome di Fronte Nuovo delle Arti. La pittura di Vedova è dunque una pittura che si fa storia, racconto, testimonianza, come ebbe a scrivere Argan: “Vivendo la tragedia universale della guerra, l’immaginazione di Vedova ha smisuratamente esteso il suo spazio storico: … quello di un mondo saturo di violenza e di menzogna ... In questo spazio maledetto Vedova dispone come ragnatele i suoi schemi pittorici”. Sostiene ulteriormente quanto detto un confronto con la produzione coeva dell’artista, dove troviamo opere quali La Lotta sempre del 1949, Trittico della Libertà e Campo di concentramento del 1950. È importante sottolineare come questa posizione etica e poetica di Vedova caratterizzerà tutta l’attività dell’artista, maestro indiscusso della pittura informale europea.
L’opera venne acquisita nel 1950 in occasione della I Edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, presieduta da alcune tra le più importanti personalità del panorama culturale dell’epoca quali Guido Ballo, Marco Valsecchi ed Enrico Piceni. (AC)