Un’iscrizione in oro sul lato inferiore della tavola ricorda il nome del pittore, Barnaba da Modena, e la data, purtroppo solo parzialmente leggibile, di realizzazione dell’opera. Il maestro, nato a Modena ma trasferitosi a Genova, è documentato tra gli anni Sessanta e Ottanta del Trecento. Fu conteso tra molti committenti tanto da dover assumere alcuni aiutanti. Lavorò in prevalenza per gli ordini monastici francescano e domenicano in Piemonte, Toscana e Liguria. Alcuni elementi che ricorrono spesso nelle sue opere, come gli sguardi delle figure, rivolti al fedele in una serena fissità, il pendente di corallo rosso, ritenuto un buon amuleto contro le malattie infantili, e la vivace posizione del Bambino, che in questo caso gioca con il piedino, creano un’intensa interazione con il riguardante. Tra le circa quaranta opere riconducibili al pittore, tra firmate e attribuite, ve n’è un’altra a Torino, conservata alla Galleria Sabauda.