"Poiché il mondo è così infido, mi vesto a lutto", recita l'iscrizione fiamminga aggiunta a questo capolavoro criptico molto tempo dopo la sua realizzazione. Gli occhi dell'uomo rappresentato sono nascosti da un manto nero. Le sue mani piegate, la lunga barba, le labbra contorte in una smorfia e la testa rivolta verso il basso ne indicano il carattere severo. L'uomo è così perso nei suoi pensieri che non nota le spine o i chiodi sparsi sul terreno sotto i suoi piedi.
Un ladro vestito di stracci gli ruba il suo sacchetto di denaro avvicinandoglisi alle spalle. La figura curva è racchiusa in un globo e l'intero componimento stesso è inserito all'interno di un cerchio. Bruegel sembra voglia criticare il suo meditabondo protagonista, suggerendo che non può né ritirarsi dalle insidie del mondo né evitare il controllo e il giudizio degli spettatori del dipinto.
Il misantropo che dà il titolo all'allegoria è probabilmente Timone di Atene, un eremita descritto da Cicerone, Seneca e molti altri scrittori antichi. Come per La Parabola dei Ciechi a Capodimonte, questo lavoro è uno dei tre dipinti rimanenti di Bruegel ad essere stato realizzato a tempera, una tecnica che usa un colore molto diluito e gelatinoso, come risulta dai colori chiari che lasciano intravedere la trama della tela. L'aspetto pallido e fragile conferisce al dipinto un'atmosfera macabra.