The Phoenix

Xu Bing
Nato a Chongqing, Cina, nel 1955.
Vive e lavora fra Pechino, Cina, e New York, USA .

Xu Bing è una delle grandi voci della prima avanguardia cinese. Il suo capolavoro Book from the Sky (1987-1991) consisteva in migliaia di caratteri cinesi da lui stesso inventati, stampati tramite xilografia su pergamene sciolte e poi rilegate a mano come libri. In seguito alla presentazione dell’installazione, nel 1989, durante la quale turbò il pubblico con la sua insostenibile miscela di cura meticolosa e assurdità, Xu prese la decisione di trasferirsi a New York. Lì negli anni novanta inventò una scrittura in inglese tratta dai morfemi calligrafici del cinese, in grado di confondere i conoscitori di entrambe le lingue in un’elegante parodia delle conversazioni su identità e globalizzazione diffuse all’epoca. A meta degli anni Duemila rientrò a Pechino divenendo vicedirettore della sua università, la Central Academy of Fine Arts, posizione che ha mantenuto fino al 2014. A distanza di due decenni, si è ritrovato a confrontarsi con un insieme di realtà sociali e intellettuali differenti, ma egualmente complesse, rispetto a quelle che aveva incontrato da studente.
Alla Biennale di Venezia Xu Bing presenta Phoenix, uno dei progetti principali del suo secondo periodo pechinese. Le sue “Fenici” hanno preso avvio in seguito a una commissione da parte di un imprenditore di Hong Kong incaricato di costruire due grattacieli per uffici nella Repubblica Popolare Cinese. Sono state realizzate per la prima volta a Pechino nel 2010, ma da allora sono state esposte in molti altri luoghi, tra cui la fabbrica di lampadine smantellata che e oggi il Mass MoCa (Massachusetts Museum of Contemporary Art) e la cattedrale di Saint John the Divine a Manhattan. Cercando di rendere visibile il consumo – non solo di materiali, ma anche di vite umane – insito nell’ampio sviluppo urbano che ha portato alle Olimpiadi di Pechino del 2008, Xu Bing ha tramutato dei detriti edilizi in una coppia di uccelli mitici, il maschio Feng e la femmina Huang. Xu ha descritto il suo metodo definendolo sia vernacolare – “per niente sofisticato, come le lanterne cinesi” – sia indebitato con la tradizione moderna dei ready-made. Esposti alle Gaggiandre, gli uccelli possono incombere sul pubblico o sollevarsi in aria, costringendo a ricordare le connessioni complesse tra lavoro, materiali e cultura.