La figura ammantata della «Religione» fu eseguita per il monumento sepolcrale di Varvàra Jakovlevna Tatisceva, moglie del principe Aleksandr Michailoviĉ Belosel’skij, ambasciatore russo alla corte sabauda fra il 1792 e il 1793. Ricordato dalle fonti come uomo colto e amante delle arti, in particolare della musica, committente, fra l’altro, di Lorenzo Pécheux, il principe scelse di rivolgersi all’affermato scultore romano per l’esecuzione del gruppo statuario di «marmo bianco di Carrara, rappresentante la Religione e tre putti» destinato a ornare la tomba della giovane moglie nel cimitero urbano in Torino, ora non più esistente.
L’aspetto complessivo del monumento, collocato in un’edicola decorata sul fondo da un dipinto con un illusorio paesaggio, è documentato da un’incisione di Luigi Valperga eseguita subito dopo il compimento del lavoro: affiancata da tre figure infantili reggenti un bassorilievo ovale con l’effige della defunta, la «Velata» era posta sopra un alto basamento che recava sulla fronte un’epigrafe in versi. L’epitaffio evidenziava sia il perdurare degli affetti oltre il limite della vita terrena, sia il valore espressivo e sentimentale attribuito all’immagine scultorea: «O sentiment, sentiment! Douce vie de l’âme! Quel est le cœur / que tu n’as jamais touché quel est l’infortuné mortel / à qui tu n’as jamais donné le doux plaisir de répandre des larmes / et quelle peut-être l’âme impitoyable que l’aspect / de ce monument si simple et si pieux ne se recueille / avec mélancolie et ne pardonne généreusement / aux défauts du malheureux époux qui l’a élevé!»
La statua della «Religione» è quanto rimane del monumento funebre, trasportato nel 1862 nel cimitero di San Pietro in Vincoli e in seguito ricoverato in stato di avanzato degrado presso la Mole Antonelliana prima di entrare a far parte delle raccolte GAM. Per realizzare questa severa figura ispirata al principio della «nobile semplicità» teorizzato da Winckelmann e non priva di un sottile fascino elegiaco, Spinazzi si rifece a una delle sue opere più apprezzate, la statua della «Fede» eseguita nel 1781 per la chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze: motivo e posa del prototipo sono ripetuti con minime varianti e non meno sensibile è il modellato del panneggio a fitte pieghe che cela castamente le belle forme femminili.