“…Egli può darvi l’armonia di questa fantastica Sirena […] un’onda verde s’avvalla: in questo avvallamento si culla e s’abbandona la Sirena pallida, dalla fulva chioma sparsa, un braccio immerso e trasparente nell’acqua, l’altro ripiegato sul seno, con tentatrice mollezza […] un adolescente cinge con un braccio l’emersa incantatrice. In quest’onda è tagliato con sommo ardire tutto il quadro. E vi par di sognare, guardandolo.” (L.Pirandello, Scritti d’arte figurativa “1895-1897”, Milano 1987). Con queste parole Luigi Pirandello commenta il dipinto di Giulio Aristide Sartorio, realizzato nel 1893 ma presentato dall’artista per la prima volta in Italia a Roma nel 1895, all’esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti.
La Sirena fu dipinta da Sartorio in seguito al primo soggiorno londinese e risente fortemente dell’esempio della pittura preraffaellita inglese.
La composizione dal profondo taglio orizzontale è costruita intorno alla figura della sinuosa sirena dai lunghi capelli rossi e dalla pelle diafana che cinge il corpo del giovane pescatore che si protende dalla barca. I teschi, visibili in trasparenza sul fondo marino alle spalle della donna, suggeriscono la fine che la giovane vittima farà tra le braccia della donna.
Il tema mitologico della sirena, consueto nella pittura di soggetto mitologico, viene affrontato da Sartorio influenzato, come si accennava, dal simbolismo preraffaellita ed inglese che aveva potuto studiare durante il suo soggiorno a Londra nel 1893-94. Sartorio guarda al modello di Edward Burne-Jones, The depth of the see, di cui recupera il soggetto della Sirena ammaliatrice che trascina nella profondità marine la sua vittima.
Il dipinto entrò in collezione privata forse sin all’indomani dell’esposizione del 1894 e Sartorio ne produsse una nuova versione quasi identica, Abisso verde, oggi presso la collezione Ricci Oddi di Piacenza. Il dipinto con la sua cornice originale rimane in collezione privata sino al 2007, anno in cui entra nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Torino.