Nel bel dipinto la maga siede con aria pensosa un po’ in disparte. Ha in mano una bacchetta ed è attorniata da molti animali poiché, secondo la mitologia greca, Circe trasformava in bestie tutti quelli che giungevano alla sua isola, come accade nell’Odissea ad alcuni compagni di Ulisse.Nello sfondo sopra un basamento con bassorilievi si vedono un’erma bifronte (la statua con due teste contrapposte), un vaso riccamente decorato, un elaborato porta torcia da cui si leva un filo di fumo e una conchiglia.Tra i moltissimi oggetti che circondano la maga, vi sono alcuni grandi libri, una sfera armillare, un catino di rame, un teschio; si tratta di strumenti che si riferiscono più allo studio e alla contemplazione, che non alla magia; anche la posa dell’incantatrice, con la testa appoggiata alla mano, ricorda le figurazioni della Melanconia, solitamente effigiata come una donna pensierosa seduta tra libri, apparecchi scientifici e altri materiali che richiamano il sapere.Il dipinto è opera del pittore genovese Giovan Benedetto Castiglione, noto anche come il Grechetto, che nella sua carriera ha rappresentato più volte il tema di Circe. Il soggetto, d’altronde, era molto adatto a valorizzare la sua abilità nel raffigurare le stoffe e nel rendere le diverse superfici, come i marmi delle sculture o il piumaggio e i mantelli degli animali. In quest’opera della maturità del Grechetto la contaminazione dell’allegoria della Melanconia con il soggetto della maga Circe, appena accennata nei dipinti precedenti, appare compiuta.
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