Tiffany Chung
Nata a Danang, Vietnam, nel 1969.
Vive e lavora fra il Vietnam e gli USA .
Le mappe delicatamente dipinte e ricamate di Tiffany Chung possiedono una bellezza in netto contrasto con le terribili realtà che rappresentano. Sovrapponendo mappe di diversi periodi storici, l’artista intreccia storia e geografia per rivisitare i luoghi dove si sono verificati traumi culturali. Spesso le sue indagini risalgono fino all’epoca coloniale, quando le frontiere oggi contestate vennero tracciate da potenze straniere. Le opere di Chung registrano la distruzione e la rinascita delle zone colpite dalla guerra, per le quali l’artista predice sempre un possibile futuro. Questo intrecciarsi di fatti e ipotesi mina l’oggettività apparente delle mappe cartografiche per rammentare allo spettatore, come già affermò nel 1931 il filosofo Alfred Korzybski, che “la mappa non è il territorio”. Di recente gli interessi di Chung si sono ampliati dalla geografia alla demografia, come si può notare nel progetto in corso sul conflitto siriano.
Tiffany Chung ha cominciato il Syrian Project nel 2011. Avendo vissuto in prima persona la guerra del Vietnam e le sue conseguenze, il suo lavoro sulla Siria le permette di confrontarsi a distanza con il suo stesso trauma. Inizialmente ha provato ad analizzare la violenza settaria facendola risalire al 1916 e all’accordo Sykes-Picot fra Gran Bretagna e Francia. Se la lotta contro il colonialismo ha unito le popolazioni arabe contro un nemico comune, potrebbe al contempo aver impedito loro di affrontare le divergenze interne che sono all’origine delle recenti esplosioni di violenza. Con l’evolversi della sua ricerca, ha raccolto meticolosamente le statistiche sul numero sempre crescente di persone costrette a lasciare la loro patria, e sul numero di morti e feriti di guerra. Le ha poi tradotte in una serie di mappe nelle quali i colori e la grandezza dei punti indicano l’intensità della crisi. Il fragile ordine visivo di queste opere comunica la precarietà del tentativo di Chung di rappresentare un disastro che va oltre l’umana immaginazione.