Tobia e l'angelo

“Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzando dall’acqua tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l’angelo gli disse: - Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire -. Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l’angelo: - Apri il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte ma getta via gli intestini. Infatti il suo fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti -. Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Poi ambedue ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media.”
Nella Bibbia, il libro di Tobia racconta un lungo viaggio di questo giovane, che affronta prove diverse aiutato dall’Arcangelo Raffaele. Uno degli episodi è appunto la cattura del pesce che poi servirà a sconfiggere il demonio. In questo dipinto di scuola nordica, probabilmente fiamminga, i due personaggi fondamentali sono relegati in uno spazio minuscolo alla base del quadro, che invece si dipana in un trionfo di vegetazione, acqua specchiante e grandi alberi. Il tutto corrisponde naturalmente al gusto dell’epoca: l’anonimo autore invita colui che guarda a scoprire piccoli dettagli capaci di offrire un significato più complesso ad un’opera che di primo acchito sembra di tono esclusivamente paesistico. Da notare anche il grazioso cane e le altre figurine sulla destra, che danno un’intonazione ulteriormente rurale a tutta la scena. Il tratto è minuzioso, efficace, quasi romantico nel rappresentare la distesa di foglie e rami che si innalzano verso l’alto, là dove grandi nuvole muovono il cielo.