Attrezzo interamente di legno costituito da due piani paralleli: uno fisso su quattro piedi, l'altro mobile ed infilato sopra grosse viti, pure di legno, con cui pressare la carne suina cotta in pezzi minuti e messa dentro un sacco di tela grezza, per produrre i pani di cicciolata.. La bocchetta di scolo dei liquidi residui è, invece, di metallo. Poiché, come recita il detto popolare, "del maiale non si butta niente", era abitudine cuocere per ore in un paiolo, con spezie e foglie di alloro, le parti non usate per prodotti più "nobili": testa, cuore, lingua, ritagli di pancetta, cascami di carne recuperati spolpando le ossa, eccetera. Ottenuta la liquefazione completa del grasso (dolég) che costituiva il liquido di cottura ed estratti dal paiolo, a cottura ultimata, i pezzi di carne, l'operazione finale era la pressatura con il torchio.
Il Museo del Prosciutto e dei Salumi di Parma, allestito nell'ex Foro Boario di Langhirano, espone un grande torchio per cicciolata simile a questo, del 1890 circa, che si impiegava per pressare il prodotto ricavato da ben tre maiali contemporaneamente.