Rupali Gupte & Prasad Shetty
Rupali Gupte, nata a Mumbai, India, nel 1974.
Prasad Shetty, nato a Mumbai, India, nel 1975.
Vivono e lavorano a Mumbai.
Rupali Gupte e Prasad Shetty sono due urbanisti con base a Mumbai e un background in architettura, scrittura, progettazione e pianificazione urbanistica. Per più di quindici anni si sono dedicati a Mumbai e ad altre città di tutto il mondo come un terreno di sperimentazione, per esaminare le condizioni di infrastrutture, mobilita, storia sociale e testimonianze di esperienze quotidiane in un contesto civico. Gupte e Shetty mantengono un forte interesse per ciò che definiscono la “logica caotica e forma indistinta” che governa l’intensificarsi di vita, aspirazione e velocità della metropoli. Mumbai, capitale finanziaria dell’India, ma anche centro di una massiccia economia informale, ha una densità di popolazione di circa 28.000 abitanti per chilometro quadrato. Questa estesa metropoli è protagonista, scenografia, primo piano e sfondo della loro pratica urbana. Una delle precedenti opere di Gupte e Shetty, ad esempio, è stata uno studio multimediale delle aree dei mulini tessili a Mumbai, considerati parte fondamentale del paesaggio urbano sin dall’espansione dell’Impero britannico e dall’industrializzazione del XIX secolo, eppure chiusi nei primi anni ottanta del secolo scorso, a causa dei massicci scioperi dei lavoratori.
Avventurandosi in una cartografia consapevole e affrontando la memoria architettonica, Gupte e Shetty utilizzano schizzi, tecniche multimediali, editoria, insegnamento, camminate urbane e interventi spaziali. Nel loro ultimo lavoro, Transactional Objects, un insieme di oggetti dalle molteplici funzioni e vari tipi di spazi architettonici portatili sono disposti in modo scenografico per innestare un complesso sistema di transazioni. Di conseguenza, essi rivelano la città come luogo di invenzione costante e terreno in cui il mitico, il caratteristico e il quotidiano si intersecano ostinatamente. Seguendo lo stile dei cosiddetti ready-made, impiegati all’inizio del XX secolo dall’artista Marcel Duchamp, questi spazi-oggetto suggeriscono una certa socialità architettonica, e sono rappresentati anche all’interno di una pubblicazione di accompagnamento