Per i primi volumi da lui pubblicati, Bodoni scelse di impiegare i caratteri di Pierre Simon Fournier fatti arrivare espressamente da Parigi. Lo stile “bodoniano” già si respirava, tuttavia, nell’impostazione delle pagine: maestosità, semplicità e rigore architettonico di respiro classico erano raggiunti alternando maiuscole tonde e corsive di corpo e spaziatura diversi. Quando fu in grado di dotarsi di una fonderia personale, Bodoni iniziò finalmente a produrre le “font” originali che andava disegnando: per tutta la vita Bodoni disegnerà ed inciderà alla ricerca dell’assoluta perfezione, via via arricchendo una dotazione di caratteri sempre più vasta, tutta raccolta nel Manuale Tipografico. Pubblicato postumo nel 1818, costituisce il frutto di quarant’anni di studio e di lavoro: in due volumi con più di 600 incisioni sono raccolti alfabeti latini, greci, arabi ed esotici, nonché ornamenti e vignette utili a capolettera e finalini. La prima edizione di questa grande opera venne fatta stampare dalla vedova Bodoni in pochi esemplari, tra i quali quello esposto al Labirinto.
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