Tārā, divinità di origine induista, è forse la figura femminile più venerata nel buddhismo. La radice sanscrita del nome la designa come la Salvatrice, ma anche come la Stella che illumina il cammino. Il suo culto presenta grandi analogie con quello che viene rivolto al Bodhisattva Avalokiteśvara: un mito la descrive nascere da una lacrima versata da Avalokiteśvara per compassione nei confronti del dolore provato dagli esseri viventi.
La grande scultura a stele mostra Tārā affiancata da due attendenti femminili. Ai piedi delle due figure minori si trovano quattro personaggi inginocchiati a terra, due per lato, in atto devozionale, mentre nella parte alta due coppie di ninfe e musici celesti ('apsarā e gandharva') offrono omaggio alla dea. La scultura è delimitata in alto dalle figure dei cinque Buddha Primordiali, definiti anche Buddha della meditazione (Dhyānibuddha), seduti nella posizione del loto ('padmāsana') fra due piccoli 'stūpa' laterali.
I gioielli, insieme agli occhi allungati, alle sottili sopracciglia ad arco, al naso sottile e dritto delle figure, ricordano in parte le famose sculture di Khajuraho.