Nel suo polittico fotografico, Antonio Biasiucci
ordina una cosmogonia interiore, che rivela un profondo
senso del tragico. Costituita dalla ricomposizione
di frammenti e di immagini eterogenee,
l’opera esposta fa incontrare ricordi privati e collettivi:
rovine antiche e moderne – mani, teschi, frammenti
– sono sospese in una dimensione atemporale.
Nelle teche, sono custoditi gli elementi
dell’Archivio della Memoria: i negativi alterati del
padre fotografo.