Jannis Kounellis presenta un’installazione nella
quale entrano in relazione cappotti, sacchi e putrelle
di ferro. Densa di riferimenti filosofici e letterari, la
forma/non-forma del cappotto è ingabbiata dentro
la rigidità dei “binari”: ne deriva una sorta di fregio
tragico. Questo rigore compositivo quasi rinascimentale
è sottolineato dalla presenza di un alto elemento,
che tuttavia è collocato in una posizione
appena laterale. L’Archivio della Memoria è affidato
a una testa classica avvolta dentro un cappotto
posato su una sedia povera: un omaggio e, insieme,
una negazione delle fonti da cui nasce l’opera.