Mario Merz avvia la sua attività artistica negli anni cinquanta come pittore nell’ambito dell’Informale, per poi accogliere nei suoi quadri materiali inusuali nel decennio successivo: quando i tubi al neon iniziano a perforare la superficie della tela, Merz si apre a future sperimentazioni materiche e installative che lo annovereranno fra i maggiori esponenti dell’Arte Povera. Ma alla fine degli anni settanta e nel decennio successivo la produzione dell’artista ritorna alla pittura ben testimoniata dalle due opere esposte, dove il fare pittorico è più libero e disinvolto. Così ricorda Rudi Fuchs: «Procedeva con un pennello zuppo di colore e qualche bomboletta di vernice su tele non intelaiate, leggere e sottili come lenzuola. Più che dipingere sembrava disegnare: linee allungate, curve, ondivaghe, ben delineate, che prendevano la forma di una qualche figura (per lo più animali fantastici). Erano forme ben delineate, potenti nel colore e nel disegno» (FUCHS, 2011, p. 5). Testo di Cristina Antonia Calamaro Bibl: R. H. FUCHS, Mario Merz. Pageantry of painting. Corteo della pittura, Catalogo della mostra (Torino, 12 maggio - 26 settembre 2010), Torino 2011.