Mimmo Paladino ha pensato un’installazione avvolgente,
scandita da grafie rapide e da forme bidimensionali,
aggettanti e volumetriche. Al centro, tra
le pareti disegnate, si erge una solitaria figura
umana. Una presenza statuaria che sorregge elementi
naturalistici, geometrie e numeri misteriosi:
una sorta di reinterpretazione, in chiave avanguardistica,
del motivo dell’uomo vitruviano. L’Archivio
della Memoria è custodito in un monitor, dove scorrono
sequenze in bianco e nero: fotogrammi che rimescolano
riferimenti letterari e storico-artistici.