Un carico di cubi di legno rosso fiammante e un nome che si fa leggere dall’alto. Come parti di un tempio moderno, dal terreno emergono forme geometriche diverse pronte a regalarsi a chiunque. Il codice visivo di ZEDZ è di un’arte da fruire, da vivere, con cui stabilire un rapporto diretto. Sedersi, arrampicarsi, riposarsi sull’opera, facendo dell’arte motivo di aggregazione. O forse il messaggio è un altro. Quello che solo dall’alto si può vedere, quello che trova un senso all’accostamento casuale dei cubi. Quello che grida una sola parola di quattro lettere, in perfetto stile writing: ZEDZ, il nome dell’artista.