Buona parte delle tensioni manifestatesi in tempi recenti nel mondo non discendono tanto da situazioni di povertà, quanto piuttosto dalla constatazione di condizioni di disuguaglianza. Le città, in questo senso, sono un’espressione particolarmente tangibile delle differenze che dividono le periferie dai quartieri più abbienti. Il dato sorprendente tuttavia è che i bassi standard architettonici, la scarsa qualità degli spazi pubblici e, più in generale, l’esclusione dalle opportunità offerte dal contesto urbano – una serie di fattori fonte di molto malcontento – discendono da valori e desiderata formulati nella Carta di Atene. Cosa è andato storto? Come correggere gli errori commessi?
Lo studio LAN presenta due casi che partono da condizioni opposte. Il primo opera in una situazione di tabula rasa dovuta alla demolizione di alcuni edifici. Il secondo invece è imperniato sul concetto di riciclo, ovvero un intervento che valorizza l’esistente anziché sostituirlo con un progetto nuovo. In entrambi i casi, la sfida è raggiungere un adeguato livello di densità abitativa ripensando la nozione di abitazione collettiva a misura d’uomo. Entrambi i casi possono contribuire alla formulazione di un nuovo sistema di standard, valori e aspettative, ponendosi come una sorta di versione aggiornata della Carta di Atene, in cui igiene ed efficienza lasciano il passo a una città intesa come scorciatoia verso l’eguaglianza.