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L’opera del Rural Studio è intenta a esplorare le possibilità di integrazione tra gli studenti di architettura e la comunità locale, cercando di radicarsi il più possibile in essa. Gli studenti traggono vantaggio dalla comunità che, esprimendo i suoi interrogativi e i suoi bisogni, è in grado di orientare la loro formazione architettonica; allo stesso tempo, sono al servizio delle persone che risiedono nel luogo in cui essi operano: è come se la testa pensasse là dove stanno i piedi.
Gli studenti di architettura non sono solo un gruppo di persone da formare, ma un’importante fonte di talento e conoscenza; sotto la giusta guida e attraverso la scelta strategica di progetti indirizzati alla comunità, hanno il potenziale per creare un ponte con la società. Tali progetti, anche se di modesta entità, possono avere un impatto positivo sui più bisognosi.
Sebbene i progetti realizzati siano di piccole dimensioni se considerati in rapporto alla società, per gli standard della formazione architettonica diffusi nel mondo sono più grandi del normale, oltre che rari da vedere. Lavorare all’interno della comunità per definire soluzioni consente ai futuri architetti di sperimentare una relazione precisa con il cliente, con il budget e con l’efficacia delle attività messe in campo per ogni progetto. In una delle regioni più povere di un Paese ricco, gli studenti del Rural Studio sono in grado di adattare i mezzi di cui dispongono per raggiungere il loro scopo finale.
Fedeli al presupposto “ciò che dovrebbe essere costruito, piuttosto di ciò che può essere costruito”, tendono a ridefinire il loro approccio in funzione di ogni nuovo incarico. Il leitmotiv della loro opera è l’utilità, per quanto riguarda sia l’esecuzione che la funzione di un progetto. In questa mostra, la filosofia di progettazione del Rural Studio si occupa della vita postuma dei materiali. Quindi, invece di cercare di costruire per poi riciclare nel miglior modo possibile, hanno scelto un approccio ancor più radicale: hanno individuato un bisogno presente nei dintorni di Venezia, hanno identificato qual era l’elemento necessario per soddisfare tale bisogno (tavoli e sedie d’acciaio) e hanno realizzato la loro installazione con quegli elementi, tenendoli nei loro involucri, in modo che una volta conclusa La Biennale possano essere portati alla destinazione finale. È come la vita oltre la morte: dopo la vita iniziale, rappresentata dalla mostra d’architettura, viene la vita veramente importante, quella realmente necessaria. L’opera del Rural Studio pone un interrogativo su quali dovrebbero essere le nostre priorità e ci ricorda il costante bisogno di ridefinire la sostenibilità.