Il dipinto è opera del grande artista bolognese Giuseppe Maria Crespi, attivo dagli anni Ottanta del Seicento alla metà del secolo successivo. L’assegnazione all’artista di questa suggestiva Vanitas è immediata per la qualità della resa pittorica: la materia densa e corposa dà rilievo alle forme con spesse pennellate, e i toni del colore sfumano tra l’ocra e il marrone con lo squillo del verde così tipico della tavolozza di Crespi. Anche la resa del soggetto rimanda alla fervida fantasia del pittore, che sul libro squadernato ha effigiato un teschio e una civetta, entrambi "memento mori": la corona di alloro che incornicia il teschio, tuttavia, rimanda all’eternità della fama così come l’uccello dalle ali spiegate, sacro a Minerva, sembra rivendicare l’immortalità della sapienza.
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