Nella Venere degli stracci, 1967, la riproduzione di una statua greca, la Venere Callipigia, metafora della memoria, si relaziona con una massa variopinta di indumenti dismessi, emblema del quotidiano, in un dialogo serrato tra passato e presente. Gli stracci, assunti come elementi pittorici, rappresentano tutto ciò che passa, la trasformazione della materia, il transitorio, e hanno anche una componente ideologica quale prodotto di una società consumistica di cui indicano il crescente numero di poveri, mentre la copia della Venere classica in cemento ricoperta di mica, minerale dalla forte componente luministica, è un elemento formale che rimanda all’ordine e alla bellezza immutabile. Con quest’opera Pistoletto indica un modo diverso di guardare all’arte del passato e dimostra attraversando la storia di voler ricontestualizzare questa figura che ha il volto affondato nella contemporaneità e fisicità del presente.