Pompeo Marchesi è considerato l’erede lombardo della scultura di Antonio Canova, a cui si riferì sempre nell’arco della sua lunga carriera artistica attraverso rimandi e citazioni ideali che evocavano alcune delle opere più riuscite del maestro veneto.
I due si conobbero e frequentarono durante gli anni del pensionato romano: tra il 1804 e il 1808, proprio negli anni in cui il giovane artista comasco soggiornava a Roma, Canova realizzò Paolina Borghese in veste di Venere Vincitrice, da cui Marchesi trasse ispirazione per l’iconografia della sua Venere.
Quest’opera tarda conosciuta anche come «Venere erotica», è una delle varianti della «Venere pudica» del 1826, dalla quale si distingue per la posa più provocante e per la presenza della rete, un rimando all’episodio omerico,che racconta la scoperta da parte di Vulcano del tradimento di Venere con Marte. I due amanti erano infatti rimasti imbrigliati nel letto nuziale dalla rete invisibile che Vulcano stesso aveva posizionato per coglierli in flagrante.
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