Marchigiano di nascita ma parigino nel cuore, Orfeo Tamburi si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ed in effetti condivide alcuni elementi di quella tendenza artistica che verrà in seguito chiamata Scuola Romana. Frequenta tuttavia a più riprese la capitale francese, elaborando intanto una pittura intensa che ha nel paesaggio una delle fonti essenziali. Tamburi dipinge usando dapprima colori caldi, che poi progressivamente raffredderà, redigendo infine una lunghissima serie di vedute parigine, in cui le case della grande città si trasformano in quinte e sipari, mentre la descrizione svaria tra muri bianchi, finestre aperte e tetti verticali. L’opera che qui viene presentata è la visione di un parco, risolta con evidente libertà e felicità di tratto, fra alberi che si intrecciano e lampioni svettanti. Al pari del quasi coetaneo De Pisis, Tamburi ricava dalla fondamentale lezione degli impressionisti il desiderio di sintesi e di rapidità nella stesura, così da cogliere ogni particolare fremente della vita che scorre dinanzi ai suoi occhi.
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